Cannabis Light illegale nel 2024? Il TAR del Lazio boccia ancora il Decreto del Governo
Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del ministero della Salute che inseriva le composizioni orali contenenti cannabidiolo (Cbd) nella tabella delle sostanze stupefacenti.
Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del ministero della Salute che inseriva le composizioni orali contenenti cannabidiolo (Cbd) nella tabella delle sostanze stupefacenti. Con una sentenza pubblicata oggi, mercoledì 11 settembre, i giudici amministrativi hanno accolto il ricorso dell’Ici, Imprenditori Canapa Italia, fissando un’udienza di merito il prossimo 16 dicembre.
Il provvedimento, in sintesi, inseriva l’estratto della cannabis nella tabella degli stupefacenti, vietandone dunque la vendita nei negozi, nelle erboristerie e nei tabaccai, ma solo nelle farmacie con ricetta medica non ripetibile.
Sospensione analoga era arrivata ad ottobre 2023.
«Il collegio dei Giudici - commenta l’Ici - ha riconosciuto la validità delle nostre argomentazioni, rilevando il grave pericolo economico e sociale che l’applicazione del decreto avrebbe comportato, e ha deciso di sospenderne l’efficacia in attesa del giudizio di merito. Questa decisione - continua la nota - rappresenta un’importante vittoria per il settore della canapa industriale, che rischiava di subire gravi danni economici. I giudici hanno ritenuto che l’applicazione del decreto avrebbe potuto arrecare conseguenze significative agli imprenditori e agli agricoltori del settore, già fortemente impegnati in investimenti legati alla canapa». Già ad ottobre 2023 lo stesso Tar del Lazio aveva sospeso il decreto.
Secondo ICI, i giudici hanno riconosciuto i gravi rischi economici e sociali che l'applicazione del decreto avrebbe comportato, in particolare per gli imprenditori e gli agricoltori del settore della canapa industriale, già fortemente coinvolti in investimenti significativi. La sospensione del decreto è stata vista come una vittoria cruciale per questo settore, che rischiava di subire notevoli danni economici.
Parliamo infatti di circa 13000 lavoratori che si sarebbero trovati, nonostante gli investimenti, senza un’attività da un giorno con l’altro e, soprattutto, per colpa di una scelta totalmente priva di fondamento scientifico.
Leggi e Principio di Proporzionalità
L'appello sottolinea come la criminalizzazione del mercato della cannabis light comporterebbe una conseguenza giuridicamente contraddittoria: "Punire con sanzioni penali e amministrative chi produce o consuma infiorescenze senza effetti psicoattivi". Questo violerebbe i principi di proporzionalità, ragionevolezza e offensività previsti dal Codice Penale.
L'attuazione di tale emendamento metterebbe a rischio 13mila lavoratori, in gran parte giovani, e circa 3mila aziende italiane impegnate nella produzione, portando al fallimento quelle che non riuscirebbero a riconvertirsi rapidamente. Inoltre, vietare la cannabis light spingerebbe molti consumatori a rivolgersi al mercato nero, incrementando il traffico di sostanze psicotrope più facilmente reperibili grazie ai collegamenti con reti criminali internazionali.
Infine, l'appello evidenzia che vietare l'uso dell'intera pianta creerebbe difficoltà anche nelle altre filiere produttive legate alla canapa, come quelle alimentare, tessile, bioedilizia ed energetica, poiché le sole componenti come fibra e seme non sarebbero sufficienti a garantire un reddito sostenibile, portando all'abbandono delle coltivazioni.
Cosa dice la Politica
Per la seconda volta, il TAR del Lazio ha bloccato l'iniziativa del governo Meloni riguardo alla cannabis light, come afferma Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, sostenendo che ora è necessario trovare soluzioni per proteggere il settore.
Riccardo Magi, segretario di +Europa, aggiunge che i giudici hanno smontato tutta la propaganda proibizionista del governo, e questa decisione influirà anche sulla discussione in corso alla Camera, dove si sta esaminando la parte del ddl sicurezza che, di fatto, rischia di cancellare il settore della canapa industriale.
La deputata del M5s Gilda Sportiello evidenzia che la sentenza "ci dà ragione", affermando che "il CBD non deve rientrare nella tabella delle sostanze psicotrope e stupefacenti" in quanto non ci sono sufficienti prove scientifiche a sostegno di questa classificazione. Anche il democratico Marco Furfaro critica duramente il governo, definendolo incompetente.
L'Associazione Coscioni accusa il governo di sprecare risorse per una decisione "non solo antiscientifica ma anche non allineata alle convenzioni ONU", che non considerano il CBD una sostanza stupefacente. D'altra parte, la viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, esprime il suo disappunto e promette di continuare a opporsi all'assunzione orale di prodotti contenenti cannabis, considerati pericolosi per la salute individuale e pubblica secondo il Consiglio Superiore di Sanità.
Il problema fondamentale rimane che, fino a quando resterà una battaglia “della sinistra” e non una battaglia di libertà trasversale che prescinda il colore politico, la cannabis verrà sempre osteggiata dalla destra e tenuta in standby dalla sinistra per essere pronta come battaglia da sventolare in campagna elettorale senza mai procedere ad una vera legalizzazione.
La liberalizzazione della cannabis è questione di libertà individuale e dovrebbe essere appoggiata da ogni colore politico.
Conclusione
Fino al 16 dicembre 2025 siamo tranquilli e possiamo usare la nostra amata cannabis light.
Dal 16 dicembre, giorno dell’udienza di merito presso il TAR del Lazio, capiremo meglio cosa potremo e non potremo fare!
Vi terremo aggiornati di tutto il processo!